Addio a Zygmunt Bauman, il filosofo della società liquida
Il linguaggio semplice e comprensibile, mai riduttivo e ciò che ricorderemo maggiormente del sociologo Zygmunt Bauman, nato in Polonia e scomparso a Leeds lunedì 9 gennaio all’età di 91 anni.
In molti lo abbiamo conosciuto all’Università nei suoi libri di sociologia, ricchi di pensieri sulla nostra società, che lui ha definito: società liquida.
Il suo pubblico era formato dalle persone comuni che si affollavano attorno a lui per ascoltare le parole di un saggio che sapeva leggere i fenomeni generazionali. Possiamo dire che è stato il filosofo o sociologo, vanno bene anche entrambi, che ha meglio interpretato il caos che ci circonda e il disorientamento che viviamo.
I suoi saggi sulla modernità liquida lo hanno innalzato a padre della post modernità, contrassegnata dai consumatori che cercano di somigliare l’uno all’altro.
La modernità liquida
Bauman ha restituito alla società un ruolo attivo, mettendola in grado di agire efficacemente, rendendola protagonista del suo futuro. Prima di lui ci si è limitati a osservare passivamente la società.
L’uomo e la collettività non sono più soggetti passivi, finalizzati a un’indagine statistica, ma attori il cui sapere permette di fare scelte consapevoli. La sua è una sociologia libera da condizionamenti politici.
Il sociologo non è mai stato un trascinatore di folle, ma un osservatore della realtà, anche di quegli aspetti che non sono visibili in superficie o che sono stati occultati. La sua utilità è stata quella di spiegare il presente. Per queste ragioni, la sua sociologia si avvicina alla vita vissuta e agli eventi quotidiani che assumono valenza sociale.
Il consumismo
Bauman, di origine ebraica, si salvò dalla persecuzione nazista scappando in Unione Sovietica nel 1939, dove si avvicinò all’ideologia marxista.
Dopo la guerra tornò in Polonia, per poi trasferirsi in Inghilterra dove ha insegnato per decenni e formulato le sue principali teorie sociologiche e filosofiche, come il rapporto tra modernità e totalitarismo e il passaggio contemporaneo dalla “società dei produttori” alla “società dei consumatori”.
In uno dei suoi ultimi colloqui spiegava la differenza tra il periodo della guerra e il presente: “Allora la gente era ottimista, vedeva la luce alla fine del tunnel. Le insicurezze erano temporanee, perché se la guerra fosse finita, tutto sarebbe andato a posto. Ora invece ci rendiamo conto che l’insicurezza è per sempre” e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi, l’apparire come valore e il consumismo; un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio che soddisfano, perché li rende subito obsoleti.
Oggi vogliamo ricordare il sociologo polacco proprio per i suoi pensieri solidi e attuali parlando di una società moderna e liquida, dove l’incertezza è l’unica certezza.