I robot utilizzati per i Big Data, il futuro dei dati
I termini “big” e “data” stanno a significare una enorme quantità di dati. Sostanzialmente stiamo parlando di database, che data la loro notevole estensione, vengono appunto dotati dell’aggettivo “big”, grande.
Possiamo definire big data l’insieme di tutte le informazioni relative a tutti gli utenti iscritti a Facebook, che vengono opportunamente utilizzate per raggiungere un risultato.
Robot per i Big Data
Il robot si è evoluto incredibilmente pur mantenendo la stessa struttura di base: un sistema che sovrintende il movimento, uno visivo che vede dove andare e distingue l’oggetto da prendere, uno per afferrare gli oggetti e un sistema operativo per correlare queste azioni.
Dal primo robot, che serviva solo per prendere e riportare una pallina da tennis, con lo stesso principio si è passati per esempio all’aspirapolvere che si muove da solo in casa, fino ai droni o ai dispositivi che sostituiscono un soldato che va in avanscoperta.
Sono strumenti che “rubano” lavoro tradizionale, ma anche permettono alle persone di non fare lavori semplicemente faticosi o scomodi o addirittura pericolosi.
Esempi comuni sono l’auto Google, «che non si guida da sola, è il big data di Google a farla muovere» o ancora Amazon, che ha un primato nella gestione di database di logistica e che funziona con tantissimi robot che non fanno altro, in modo sofisticato, che ripetere il set di azioni di quel primo robot del ’51: prendere un ordine, muoversi e individuare il prodotto richiesto identificando il codice che lo contraddistingue e inviarlo al richiedente.
Il robot Watson di IBM

Il robot Watson di IBM
IBM creò la sua unità per sviluppare e distribuire in Europa applicazioni specifiche di Watson, il supercomputer reso celebre 5 anni fa dalla vittoria nel telequiz Jeopardy, continuamente sviluppato e oggi utilizzato soprattutto in medicina, per la diagnosi del cancro, e nella pubblica amministrazione.
Un investimento da 150 milioni di dollari e 600 posti di lavoro che dovrebbe inquadrarsi nel progetto “Human Technopole” lanciato da Renzi a novembre.
Tra le cinque aree di lavoro su cui si concentrerà l’attività del polo, quindi, uno riguarda la medicina di precisione, integrando la genomica e la Big data analysis per sconfiggere cancro e malattie neurodegenerative.
Le altre quattro sono le tecnologie per il welfare e per fronteggiare l’invecchiamento; le tecnologie multidisciplinari per l’alimentazione, la nutrizione, l’agronomia; i materiali sostenibili, le nanotecnologie verdi, il confezionamento del cibo, ciclo dell’acqua e gestione dei rifiuti; e infine le soluzioni innovative per preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico dell’Italia.