Le emoji conquistano il Museum of Modern Art
Anche le emoji avranno accesso al Moma. È notizia di oggi infatti l’acquisto da parte del museo statunitense del set originale di 176 emoji per la sua mostra permanente. Un ottimo segnale che identifica sempre più il web come un progetto di collaborazione artistica globale: questo evento, dunque, ne è la definitiva consacrazione.
Le emoji al Moma: storia e realizzazione
Le emoji acquistate dal Moma hanno una storia particolare: create e lanciate tra il 1998 e il 1999 per NTT DoCoMo, azienda leader nel campo della telefonia mobile giapponese, hanno visto l’apice del successo solo dal 2011 in poi quando Apple ha deciso di integrarle in pianta stabile nell’iPhone: da allora i numeri sono in crescita costante e, secondo EmojiTraker, se ne scambiano più di 6 miliardi ogni giorno. Tanto per fare degli esempi, in Italia più del 45% delle didascalie accompagnanti una foto ne contengono almeno una, mentre in Finlandia il dato si eleva fino al 63%: numeri interessanti che fanno capire maggiormente il fenomeno legato a questi simboli all’interno delle comunicazione mobili.
In molti si stanno accorgendo dell’importanza delle emoji: Instagram è tra questi, tanto che nei mesi scorsi i tecnici hanno definito le emoticons come “un linguaggio parallelo che non è più possibile ignorare“.
Le emoji del Moma sono state disegnate da Shigetaka Kurita, membro del team che lavora alla piattaforma web mobile della DoCoMo, ma almeno inizialmente erano state poco comprese. Molte di queste traggono ispirazione, come era facile aspettarsi viste le origini dell’autore, dai manga, ovvero i fumetti giapponesi. La loro funzione iniziale però era quella di raggiungere potenziali clienti: la DoCoMo, ad esempio, le usava per inviare informazioni di vario genere.
Adesso però, a partire da dicembre, saranno in mostra all’interno di uno dei musei più importanti del mondo. La scalata verso un riconoscimento unanime come linguaggio di comunicazione abituale continua. Quale sarà la prossima tappa?