Si chiama Sophia, ed è il robot “umano”
Sophia, è nata il 19 aprile del 2015, ed è il primo robot senziente della storia, che potrebbe cambiare per sempre il nostro rapporto con l’Intelligenza Artificiale sotto forma di persona. La notizia più interessante è che il modello non è un prototipo, di quelle invenzioni destinate a rimanere dei laboratori degli scienziati.
Entro la fine dell’anno Hanson Robotics e Hiroshi Ishiguro, le due aziende che hanno realizzato Sophie, diranno quando e a quale prezzo la si potrà comprare, per sfruttare nella vita domestica le sue capacità.
Come è realizzato

Sophia
Il volto di Sophia è composto da uno speciale surrogato del silicone, che può permettere al robot di emulare più di 62 espressioni facciali. Può esprimere 21 espressioni uniche del viso, ognuna con i suoi micro-cambiamenti.
Dietro i suoi occhi, Sophia ha due piccole telecamere che le permettono di vedere e riconoscere chi si trova di fronte, grazie alla combinazione dell’hardware con il software di alcuni algoritmi informatici.
Inoltre può interagire con chiunque, effettuando un vero e proprio discorso, grazie alla combinazione degli assistenti vocali che abbiamo sullo smartphone, quali Siri, Cortana o Google Now e una tecnologia di Intelligenza Artificiale piò complessa, tipo quella a bordo del supercomputer Watson di IBM.
Proprio con IBM e Intel, Hanson Robotics e Hiroshi Ishiguro hanno intenzione di collaborare, per integrare in Sophia opzioni di interazione aggiuntive.
I robot Sota

I robot Sota
Hiroshi Ishiguro è anche il nome dietro la vendita dei robot Sota, piccole meraviglie hi-tech in grado di riconoscere la voce e i comandi delle persone per simulare una vera conversazione. Attualmente vengono utilizzati da scuole e privati, per migliorare l’apprendimento dell’inglese da parte dei giapponesi, ma è una funzione davvero limitata.
Il prezzo di Sota è di circa 500 dollari e in Giappone la NTT, telco tra i più importanti al mondo, ha già pensato di inviarne, con un piccolo contributo, agli anziani, così da supportarli nella loro quotidianità, seppur solo attraverso la voce.