Nemmeno il tempo di essere annunciata che Libra, la criptomoneta a cui sta lavorando Facebook, pare già incontrare parecchi ostacoli sul suo percorso. I primi a sollevare dubbi sono stati i rappresentanti del G7 finanziario, che si tiene in questi giorni a Chantilly, in Francia. A commentare la notizia Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, che durante un incontro con la stampa ha detto che “Libra non può diventare una moneta sovrana, visto che bisogna prima considerare tutti i rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo internazionale, ma soprattutto ci sono una serie di requisiti e di regole da rispettare”. La preoccupazione da parte dei presenti è forte, soprattutto quando il dibattito si sposta sul tema della sovranità: “non possiamo accettare di avere una nuova valuta con lo stesso potere di una valuta sovrana – prosegue Le Maire – ma senza le stesse regole prudenziali, impegni e obblighi“.
Libra al centro delle discussioni del G7
Nei giorni scorsi già Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, aveva sollevato dubbi sulla nuova creatura “made in Facebook”. Infatti Libra “può cambiare le modalità con cui si manifestano i tradizionali rischi di liquidità, di mercato e di insolvenza, ma non può eliminarli“. Anche Donald Trump si era schierato contro la criptovaluta asserendo che queste nuove forme di pagamento potrebbero essere utilizzate soprattutto per operazioni illecite, soprattutto per quanto riguarda il riciclaggio.
Facebook però si è sempre difesa, e non poteva essere altrimenti, definendo la propria criptovaluta come “sicura e a basso costo” ma soprattutto viene considerata “un’alternativa efficiente” che però non si pone l’obiettivo di sostituire le valute mondiali circolanti attualmente. Il progetto Libra è stato annunciato da qualche giorno ma la sua realizzazione è ancora piuttosto lontana: il management di Facebook ha inoltre promesso che fin quando i timori e i dubbi dell’élite finanziaria mondiale non saranno risolti non verrà lanciata sul mercato.
Un gesto importante che pare almeno in questa fase avere rasserenato governatori e ministri riguardo all’impatto alla stabilità monetaria che questa rivoluzione potrebbe portare. Una rivoluzione posticipata, dunque, ma che sembra, oggi più che mai, inevitabile.