Elon Musk Neuralink, l’uomo e l’intelligenza artificiale
Ricordate la frase “Noi siamo esseri umani, non degli automi”? Nota a tutti, tranne a Elon Musk Neuralink.
Nell’articolo di oggi vi vogliamo parlare di un’innovazione che mira a unire intelligenza umana e quella artificiale.
Di Elon Musk Neuralink ne hanno parlato moltissime testate specializzate e non all’estero, come ad esempio The Verge, perché si tratta una joint venture creata dallo stesso Musk, che per i non informati è amministratore delegato di Tesla e SpaceX.
Il progetto potrebbe migliorare la memoria e consentire un interfacciamento immediato e diretto coi device informatici.
Elon Musk Neuralink è l’atto concreto di quell’idea di lancio ventilata dal dirigente in un incontro tenutosi a Dubai recentemente, nel quale aveva affermato che “in futuro l’intelligenza biologica e l’intelligenza artificiale potrebbero fondersi” attraverso connessioni, cosa che fino ad ora abbiamo visto solo nei film di fantascienza.
Abbiamo visto, però, elettrodi e pochi altri impianti usati nel settore medico per alleviare
- effetti del morbo di Parkinson
- effetti epilessia
- effetti di altre malattie neurodegenerative
ma solo su un numero limitati di pazienti, data la pericolosità, e soltanto nel mondo della medicina.
Elon Musk Neuralink potrebbe andare oltre questo, oltre ogni possibile pensiero mai avuto prima, oltre ogni possibilità di vedere l’uomo inteso come umano, diventando sempre più androide, probabilmente più intelligente e col rischio di essere meno “sentimentale”.
Prima di Neuralink, in Silicon Valley c’è chi ha lavorato e puntato su questo settore, come Kernel.
Si tratta di una startup fondata da Bryan Johnson, co-fondatore di Braintree, che ha coinvolto un team di neuroscienziati ed ingegneri software per migliorare la conoscenza umana e invertire gli effetti delle malattie degenerative mediante uso di un chip da impiantare nel cervello.
Ora è facile domandarsi se tutto ciò sarà un passo in avanti per l’uomo o il rischio di vederlo robotico.
Musk: “Gli uomini come cyborg”
Eppure Licklider lo aveva previsto nella sua opera “Man-Computer Symbiosis” del 1960:
«La speranza è che, tra non molti anni, il cervello umano e le macchine di calcolo,vengano accoppiate. Questa sorta di partnership penserà come un cervello umano ma elaborerà i dati come un computer».
Detto così, potrebbe essere ritenuto come un vantaggio da sfruttare per la specie umana, ma non è così.
Il rischio è quello di vedere sempre più esseri umani capaci di ragionare come androidi, mettere a segno elaborazione di calcoli molto complessi in tempi limitatissimi, ma incapaci di farsi guidare dal secondo motore, il cuore, propulsore a 12 cv di sentimenti puri.
Elon Musk, per evitare il dominio nelle macchine, trova nel connubbio mentale con esse la soluzione all’estinzione celebral-umana.
«Penso che nel giro dei prossimi anni ci sarà un legame più stretto tra intelligenza biologica ed intelligenza artificiale. E questo riguarderà per lo più la larghezza di banda, ovvero la velocità della connessione tra il cervello e la versione digitale di noi stessi».